mercoledì 8 ottobre 2008

I classici delle diete: la dieta zona

La dieta a zona (Zone Diet) è certamente la dieta dimagrante di maggiore successo degli ultimi anni, ma anche uno dei regimi più attaccati e contestati. Tanto successo, tanti nemici? Certamente la grande esposizione mediatica di Barry Sears e dei suoi libri hanno favorito anche un certo "tiro al piccione" in risposta alle affermazioni del dottor Sears. Premettiamo subito una cosa: seguire la dieta a zona non è semplicissimo, è necessario documentarsi molto bene e programmare quasi scientificamente i propri pasti attraverso una ricombinazione dei diversi tipi di alimenti, secondo le regole stabilite dal dottor Barry Sears. La dieta a zona si basa su una serie di conoscenze mediche che derivano da studi nel settore dell'endocrinologia, ovvero della funzionalità degli ormoni. Il dottor Sears infatti non è un dietologo, ma un esperto di disfunzioni ormonali, come il diabete. La dieta a zona infatti era stata ideata inizialmente dal dottor Sears per aiutare i diabetici, senza prevedere nessun obiettivo di dimagrimento. Secondo il dottor Sears il giusto equilibrio dei diversi alimenti nella dieta quotidiana permette di mantenere un corretto equilibrio tra i tre principali ormoni coinvolti nella digestione e assimilazione degli alimenti: l'insulina, il glucagone e gli eicosanoidi. I tre ormoni devono rimanere all'interno di una scala di valori (la loro "zona"): solo così il metabolismo sfrutterà in maniera naturale le riserve di grasso del corpo, senza bisogno di limitare drasticamente il cibo, per obbligare l'organismo a far fuori il grasso accumulato. Secondo Sears, il colpevole del sovrappeso sarebbe l'elevata quantità di insulina presente nel sangue dopo un pasto ad alto contenuto di carboidrati: più insulina viene messa in circolazione, più i carboidrati vengono accumulati sotto forma di glicogeno (uno zucchero complesso) nei tessuti. Per mantenere bassa l'insulina è necessario non eccedere con i carboidrati (che "richiamano" l'insulina nel sangue), ma è importante anche assicurarsi un buon apporto di proteine e... inredibile a dirsi... di grassi. Sembrerebbe un controsenso, ma i principi scientifici della dieta a zona fanno riferimento alle complesse interazioni ormonali e questo rende la dieta a zona di difficile comprensione per l'uomo comune. Anche per questo, nella comunicazione rivolta al grande pubblico, la dieta a zona viene semplificata in poche regole pratiche. La regola più famosa è la proporzione 40-30-30: i tre pasti principali dovrebbero avere il 40% di calorie dai carboidrati, 30% dalle proteine e 30% dai grassi. I carboidrati dovrebbero provenire soprattutto da alimenti con indice glicemico basso (verdura e frutta poco zuccherina). Fa un po' impressione la percentuale di grassi, soprattutto in una dieta dimagrante; secondo la dieta a zona tuttavia, è spesso la scarsa presenza di grassi nei pasti a favorire la trasformazione dei carboidrati in glicogeno, uno zucchero di riserva che si acccumula come i grassi. In realtà, la distribuzione dei gruppi alimentari deve essere calcolata in maniera più precisa, come specificato in diversi esempi nei libri del dottor Sears, autore di numerose elaborazioni e rielaborazioni della sua stessa dieta.. e in aiuto sono arrivati anche alimenti confezionati per la dieta a zona e tutta una serie di prodotti accessori. Insomma non è facile stare nella zona, a meno che non semplifichi il tutto dicendo: mangio bistecca ed insalata, addio pasta e pizza... ops mi sembra di averlo già sentito.

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